La biblioteca ideale di Giordano Bruno
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Bressius - antroponimo » Infinito [GA] p. 357



considerare circa la natura del grave e lieve. Terzo, per
qual caggione questi gran corpi sieno stati disposti da la na-
tura in tanta distanza, e non sieno piú vicini gli uni e gli altri,
di sorte che da l'uno si potesse far progresso a l'altro; e quindi,
da chi profondamente vede, si prende raggione per cui non
debbano esser mondi come nella circonferenza dell'etere, o
vicini al vacuo tale in cui non sia potenza, virtú ed opera-
zione; perché da un lato non potrebono prender vita e lume.
Quarto, come la distanza locale muta la natura del corpo,
e come non; ed onde sia che, posta una pietra equidistante da
due terre, o si starebbe ferma, o determinarebbe di moversi
piú tosto a l'una che a l'altra. Quinto, quanto s'inganni
Aristotele per quel che in corpi, quantunque distanti, intende
appulso di gravità o levità de l'uno all'altro
; ed onde proceda
l'appetito di conservarsi nell'esser presente, quantunque igno-
bile ne le cose: il quale appetito è causa della fuga e perse-
cuzione. Sesto, che il moto retto non conviene né può esser
naturale a la terra o altri corpi principali, ma a le parti di
questi corpi che a essi da ogni differenza di loco, se non son
molto discoste, si muoveno. Settimo, da le comete si
prende argomento che non è vero che il grave, quantunque
lontano, abbia appulso o moto al suo continente. La qual
raggione corre non per gli veri fisici principii, ma dalle suppo-
sizioni della filosofia d'Aristotele, che le forma e compone
da le parti che sono vapori ed exalazioni de la terra. Ottavo,
a proposito d'un altro argomento, si mostra come gli corpi
semplici, che sono di medesima specie in altri mondi innume-
rabili, medesimamente si muovano; e qualmente la diversità
numerale pone diversità de luoghi, e ciascuna parte abbia il
suo mezzo e si referisca al mezzo commune del tutto; il quale
mezzo non deve essere cercato nell'universo. Nono, si de-
termina che gli corpi e parti di quelli non hanno determinato
su e giú, se non in quanto che il luogo della conversazione è
qua o là. Decimo, come il moto sia infinito, e qual mobile