La biblioteca ideale di Giordano Bruno
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Regomer - antroponimo » Infinito [GA] p. 372



Filoteo. Giongo a questo qualmente non è ingegno che
non concepa questo dire peripatetico come una implicata
contradizione. Aristotele ha definito il loco, non come
corpo continente, non come certo spacio, ma come una
superficie di continente corpo; e poi il primo e principal
e massimo luogo è quello a cui meno ed a fatto niente
conviene tal diffinizione. Quello è la superficie convessa
del primo cielo, la quale è superficie di corpo;
e di tal corpo, il quale contiene solamente, e non è contenuto. Or a far
che quella superficie sia luogo, non si richieda che sia di
corpo contenuto, ma che sia di corpo continente. Se è
superficie di corpo continente, e non è gionta e continuata
a corpo contenuto, è un luogo senza locato; atteso che al
primo cielo non conviene esser luogo, se non per la sua su-
<per>ficie concava, la qual tocca la convessa del secondo.
Ecco, dunque, come quella definizione è vana e confusa
ed interemptiva di se stessa. Alla qual confusione si viene
per aver quell'inconveniente, che vuol che estra il cielo
sia posto nulla.
Elpino. Diranno i peripatetici che il primo cielo è corpo
continente per la superficie concava, e non per la convessa;
e, secondo quella, è luogo.
Fracastorio. Ed io soggiongo che dunque si trova su-
perficie di corpo continente la quale non è loco.
Filoteo. In somma, per venir direttamente al proposito,
mi par cosa ridicola il dire che estra il cielo sia nulla, e che
il cielo sia in se stesso, e locato per accidente, e loco per
accidente, idest per le sue parti
. Ed intendasi quel che si